Post by GianniVivo in un paese di 8000 abitanti e sono stufo delle maldicenze, dei
giudizi, etc. che bisogna tollerare da parte degli altri. La gente impiega
parte del suo tempo a parlare (male) degli altri. C'è chi lo fa per invidia,
gelosia, etc.
Sappiamo che ci sono stati personaggi famosi che hanno subito gravi danni
dal fatto che qualcuno ha diffuso la voce che portassero jella, etc.
Come ci si difende dalle maldicenze e dal giudizio degli altri?
Purtroppo per riuscire a difendere in modo appropriato il proprio
"territorio psichico" c'è solo un sistema: *prendere le distanze*.
Perché fondamentamelte la maldicenza è uno strumento sociale di *potere* e
*controllo*, e allora l'unica per non farsi devastare è stabilire i confini
del *proprio* e inattaccabile "potere e controllo" su se stessi, i famosi
paletti: "io sto qui, i miei confini sono lì, gli altri sono oltre e ciò che
non voglio far passare di qua NON PASSA se non sono io a volerlo, così come
è vero che io non posso cambiare tutto ciò che è oltre i miei confini solo
perché desidererei che fosse diverso".
Chi e perché usa lo *strumento* della maldicenza?
Ovviamente chi ambisce ad avere "potere e controllo" sulle tue
possibilità di fare o di esprimere tue capacità personali (es. nel campo
lavorativo, campo sentimentale, ecc.), il perché è chiaramente conseguente:
il diffamante *sa* di NON poter ambire all'accesso di quelle stesse
possibilità (per incapacità personale, per motivi contingenti, o per
qualsivoglia motivo) e allora l'unico modo per avere "potere e controllo" su
quelle stesse possibilità è impedirne l'accesso anche a te: non servirà a
miglioragli la vita, ma come *compensazione narcisistica*, va benone lo
stesso! :-)
Chi e perché è bersaglio di maldicenza?
Chiunque "brilli" per un qualsiasi motivo: dall'avere tra le braccia una
bella figliola al talento personale, passando per gli occhi azzurri e
l'avere un papà ricco, va bene tutto! Il motivo infatti è sempre
*pretestuoso* perché non è in te, è nel "diffamante": è lui che attribuisce
a te un maggior "potere e controllo" su un certo tipo di possibilità nel
condurre/migliorare la tua esistenza, ovviamente questo significa che il
nostro caro diffamante è uno che ha un bel problema personale con se stesso:
si sente "impotente/inadeguato" di fronte alla vita, si autosvaluta (e qui
va detto che questi sentimenti negativi vengono indirettamente coltivati
proprio dal loop indotto dalla maldicenza stessa: svalutare l'altro comporta
*sempre* un ritorno verso se stessi).
Chi e perché invece accoglie, presta ascolto e "propaga" la maldicenza che
gli arriva all'orecchio?
Qui tornerebbe utile proprio il già qui "denigrato" Eric Berne col suo
"Triangolo Drammatico". :-)
Chi ascolta e quindi "accoglie" presso di sé la maldicenza (e la propaga
fomentando lo stesso comportamento in altri) intende entrare nel "gioco
di potere" avviato dal diffamante sperando di conseguirne un guadagno
(sempre nei termini di potere e controllo, es. il collega che diffonde e
fomenta la maldicenza che gli è arrivata all'orecchio, lo fa perché
attribuisce un maggior "potere" al diffamante rispetto al diffamato, e
spera/pensa di poter "guadagnare" qualcosa prestando servizio al diffamante:
in pratica è una "alleanza di convenienza"), in realtà poi alla fine si
spartirà con il diffamante anche il drammatico bottino di autosvalutazione
(chi va al mulino si infarina, chi va in una fogna ovviamente si *infogna*).
Ora, la maldicenza veicola sempre messaggi che mirano a colpire la *qualità
umana* della persona: i "classici" della maldicenza sono infatti argomenti
di tipo sessuale o malattie/attitudini socialmente ritenuti degradanti
(Marco Predolin dice di essere stato per diversi anni letteralmente messo al
bando nel suo ambiente lavorativo perché qualcuno aveva "sparso la voce" che
lui avesse l'AIDS), fino ad arrivare al caso clamoroso di Mia Martini.
Eggià, perché colpire le qualità umane della persona significa fare un danno
*sicuramente irreparabile* perché si va ad intaccare la sfera
dell'intimissimo privato: puoi essere certo che nessuno si sognerà mai di
chiederti "prove" sulla tua vita sessuale o sulla tua salute, quindi il
diffamante può contare sulla complicità di chi accoglie e propaga la sua
maldicenza, e allo stesso modo sulla complicità di chi, pur non accogliendo
e accettando per vera la maldicenza sentita, comunque MAI avrà il coraggio
di avvertire il diffamato della schifezza che gli viene buttata addosso. ;-)
Ma ancora di più va sottolineato che l'utilità di colpire le "qualità umane"
della persona che si intende diffamare presenta un vantaggio indiscutibile:
puoi essere bravo e talentuoso quanto vuoi nel tuo lavoro, ma se come
persona sei un infame, puoi essere certo che il tuo lavoro verrà dato ad un
altro, anche se meno bravo di te. Oltretutto, la nostra vita è
essenzialmente vita di relazione, e la maldicenza mira proprio ad ottenere
lo scopo di minare alla base l'intera personale rete di relazioni: cosa può
funzionare meglio se non riuscire a farti sfiduciare sulle tue qualità
umane?
Quindi, in questo modo diventa realmente possibile stroncare qualsiasi
talento e avere *potere* su possibilità altrui che per mancanza di talento
non ci si potrebbe permettere (es. Mia Martini).
Ora, caro Gianni, tu fai riferimento ad un contesto che per dimensioni
permette un potere/controllo sociale sicuramente maggiore (8000 abitanti) e
dove quindi è dichiaramente incoraggiato l'uso dello "strumento di potere"
della maldicenza. Ma non credere che altrove (un "altrove" che può essere
collocato liberamente lungo le coordinate Spazio-Tempo, dal momento che
anche nella storia ci sono eminenti casi di diffamazione sistematica) sia
diverso, magari fosse così! :-)
Anzi, guarda, per consolarti puoi andare a leggerti qualcosa su un caso
clamoroso di diffamazione "in ambito scientifico": Wilhelm Reich.
Precisando però che pure la lingua di Reich non ci andava leggera.
Anzi, tra lui, Freud, Jung, Federn e molti altri "allievi" di Freud, se ne
sono detti proprio di tutti i colori... ma mica su questioni "dottrinarie"!
No, no... uno spettegola che l'altro si porta a letto tutte le pazienti
carine che gli capitano sul lettino, l'altro risponde che quello lo dice
perché c'ha la moglie racchia e non scopa mai piuttosto che buttarsi sulla
moglie e però è troppo represso sessualmente per non esserle fedele... per
non parlare dei vari "schizofrenico", "paranoico", "disturbato sessualmente"
che si scambiavano vicendevolmente manco fossero convenevoli salottieri!
La "letteratura del pettegolezzo" relativa a Reich potrebbe da sola formare
un corposo capitolo della storia del movimento psicoanalitico. Fenichel, ad
esempio, d'accordo con Federn, diceva che Reich era uno schizofrenico. E si
tratta d'una pratica denigratoria alquanto diffusa se si pensa, ad esempio,
al trattamento riservato da Ernest Jones a Ferenczi, che fu suo analista, e
a Otto Rank.
Pratica cui diede il "La" lo stesso Freud: diceva di Jung che era un folle
(Jung lo ricambiava chiamandolo nevrotico) e di Adler che era un paranoico.
Sembra inoltre che si debba ancora a Fenichel la diffusione della voce
secondo cui Reich seduceva tutte le sue pazienti.
Reich, dal canto suo, ricambiava generosamente asserendo che gli
psicoanalisti erano genitalmente disturbati, ipocriti e masturbavano le
pazienti durante le sedute ("con il pretesto di un esame medico, mettevano
le loro dita nelle vagine delle loro pazienti" [cit. Reich]).
Ed è oltretutto a una sessualità non vissuta che Reich riconduceva pure la
malattia mortale di Freud.
Ecco, questi sono i "Maestri"! :-))))
E tu ti rammarichi per i tuoi 8000 compaesani linguacciuti? :-D
Ciao,
Saya
p.s. ho dimenticato che anche personalmente avrei il mio contributo da
offrire: ho sicuramente incontrato persone che mi hanno stimata
profondamente e io le ringrazio per questo, ma ho anche incontrato persone
che, per motivi che mi sono assolutamente oscuri, mi hanno odiata
ferocemente (una volta mi è arrivata voce che qualcuno giurava e spergiurava
di avermi *vista* battere sul marciapiede perché sarei una nota ninfomane
insaziabile, un'altra volta invece ero una povera e irrimediabile
vaginismica con serie turbe psicologiche, un'altra volta ancora avevo una
malattia venerea innominabile...:-))))