Discussione:
Iperbole. Perchè estremizzare così spesso i concetti? (spesso a sproposito)
(troppo vecchio per rispondere)
elio
2007-10-17 14:23:57 UTC
Permalink
L'uso estremo che da tempo si fa delle parole, spesso rimanda a
linguaggi giovanilistici o populisti, per rendere più forti alcuni
concetti. Il classico *miiiiiiitico* (giovanilistico), oppure
l'accusa di *comunista* (propagandistico), o il semplice e comune
*terrorizzante*, fanno parte del linguaggio di tutti noi. Al di là
dell'uso a sproposito di certi termini, e quindi di mancanza di
pertinenza rispetto all'entità reale anche di ciò che si vuole dire
realmente, c'è un aspetto psicologico che sottende quest'uso un pò
troppo frequente.
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?

Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?

Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
Vincenzo Del Piano
2007-10-17 19:45:10 UTC
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Post by elio
[cut]
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?
IMHO, ci resta "la banalizzazione" anche di tragedie e miracoli.
Per converso, ci resta che ... proprio per banalizzazione, vengano credute
tragedie le ordinarie vicende, e che appaia miracolo anche un semplice
buon-risultato ottenuto con un po' di impegno.
E ci resta, "accessoriamente", che non si sappia come sfuggire a "la
tragedia" del lavoro quotidiano; e come aver fiducia nel "miracolo"
dell'efficacia del semplice proprio impegno.
Post by elio
Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?
Credo che dipenda da un'intenzione "sensazionalistica": ad ogni *cosa
ordinaria* che si riferisce, si vuole dare la dimensione della
straordinarietà.
Post by elio
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
... :-))) ... ipertrofia verbale; elefantiasi comunicativa; gigantismo
espressivo.


Ciao, elio! :-)
--
Vincenzo
mana
2007-10-17 21:14:27 UTC
Permalink
Post by elio
L'uso estremo che da tempo si fa delle parole, spesso rimanda a
linguaggi giovanilistici o populisti, per rendere più forti alcuni
concetti. Il classico *miiiiiiitico* (giovanilistico), oppure
l'accusa di *comunista* (propagandistico), o il semplice e comune
*terrorizzante*, fanno parte del linguaggio di tutti noi. Al di là
dell'uso a sproposito di certi termini, e quindi di mancanza di
pertinenza rispetto all'entità reale anche di ciò che si vuole dire
realmente, c'è un aspetto psicologico che sottende quest'uso un pò
troppo frequente.
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?
Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
Condivido L'enfaticità sproporzionata di non pochi vocaboli, spesso usati
anche impropriamente.
Sono solo erudizioni inconcludenti,erudizioni spropositate e sproporzionate
ai temi proposti.
Hanno insomma il sapore di una esposizione culturale del tipo
esibizionista.
Mana
Albert0
2007-10-20 13:36:53 UTC
Permalink
Post by mana
Sono solo erudizioni inconcludenti,erudizioni spropositate e sproporzionate
ai temi proposti.
Hanno insomma il sapore di una esposizione culturale del tipo
esibizionista.
Mana
Non ho capito se è voluto, ma se lo è
non serve dire che Mana è un grande ;-)
BaT@_-
2007-10-17 22:34:30 UTC
Permalink
Hummm...
Post by elio
L'uso estremo che da tempo si fa delle parole, spesso rimanda a
linguaggi giovanilistici o populisti, per rendere più forti alcuni
concetti.
[...]
Post by elio
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?
Resta l'efficienza dei termini complessi e/o appropriati. Agiscono anche con
le cacchiate quotidiane.
Ricordo che tempo fa una ragazza -addirittura- s'innamorò di me perchè
parlavo diversamente da tutti gli altri: a suo giudizio (e mia intenzione)
in maniera più colta, opportuna; sicuramente "diversa" dal linguaggio tipico
di tutti i ventunenni che conosceva.

C'è anche da dire che una tragedia illustrata con parole prorpie è "lunga"
da ascoltare ma coinvolge più nel profondo e rende meglio l'idea.

Permane l'incertezza dell'essere compresi/fraintesi o meno. Per capire:
l'interlocutore deve avere almeno una minima idea di ciò che l'altro dice:
altrimenti, saranno pure fascinosi, ma restano semplici "suoni emessi".
Questo è il grosso rischio attuale, imho.
Post by elio
Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?
Dal desiderio infantile di sostare all'apice dell'attenzione altrui; poi
diventa abitudine/metodo... duro a cambiare.
Post by elio
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
Una semplificazione certamente: è nell'atteggiamento umano "semplificare",
meglio ancora: abbreviare.
A tutti noi sarà capitato di leggere un sms o un post su internet di 160
caratteri scritto -cm se fsse n totle e cpleta abbr. ke smbra skritta x nn
essere cmpresa, cmq cmprensibile, ma d certo "irritante", almeno imho
("imho" è un'abbreviazione ke è anche una "convenzione", giustificata xkè
usata spsso ma specifica).-

Bleach! Vomit! schif! fetenzia! :-)

Vedi: io credo che aggettivi come "bello" e "brutto" dovrebbero essere
"bollati" come "da sfigati". Credo anche che sia interessante abbreviate tto
cm se fosse n sms d un "povero", ma lo giustifico se fatto in ambiente
medico o comunque "tecnico": per risparmiare tempo mantenendo l'efficienza.
Nella vita comune questa è solo una (imho) stupida tendenza. Le tendenze
variano di anno in anno, di decennio in decennio e lasciano inevitabilmente
un "segno" nel bagaglio culturale, attitudinale e anche psicologico di chi
le ha vissute -soprattutto- in giovinezza.

Cosa c'entra l'abbreviazione con l'estremizzazione imho?
Dovevo spiegarlo prima, ma ormai son qui e lo faccio ora.
A mio modo di interpretare i fatti in esame: la parola "xkè" viene usata al
posto di "perchè" in questa dinamica:
La differenza fondamentale nelle due parole sta nel fatto che se senza la
"kappa" non si "estremizzerebbe" abbastanza l'assonanza per rendere l'idea
del suono "Khh!".

La versione 1.0 del vocabolo era "xchè", ma è stato sostituito per
abbreviarlo ulteriormente ed enfatizzare la parte "tossita/scatarrata" della
parola.

E' bello saper usare questo sistema di comunicazione "enfatizzato" e
abbreviato, ma solo se alla base c'è la conoscenza e la capacità di
esprimersi in modo completo. Conosco ragazzi che si adirano perchè incapaci
di esprimersi. Conosco anche ragazzini che non sanno il vero significato di
alcune abbreviazioni!

Che tristezza...
...ogni generazione ha la sua "censura" ...in quella attuale pare sia
"nativa" :-|


Cia'!
Shylock
2007-10-18 08:14:44 UTC
Permalink
On 18 Ott, 00:34, "***@_-" <***@tre.it> wrote:
[...]
Post by ***@_-
Resta l'efficienza dei termini complessi e/o appropriati. Agiscono anche con
le cacchiate quotidiane.
Ricordo che tempo fa una ragazza -addirittura- s'innamorò di me perchè
parlavo diversamente da tutti gli altri: a suo giudizio (e mia intenzione)
in maniera più colta, opportuna; sicuramente "diversa" dal linguaggio tipico
di tutti i ventunenni che conosceva.
[...]

Anche a me è successo, più di una volta. Però ogni volta, quando si
sono rese conto che, tolto il modo di parlare, non c'è altro in me che
venga ritenuto "degno" di un maschio appetibile, mi hanno sempre
declassato a "l'amico per parlare" contrapposto a "quello figo da
scopare". A quel punto, quando han capito anche che si trattava di una
parte che non volevo in alcun modo recitare, mi hanno scaricato senza
nemmeno dirmi il perché. Semplicemente hanno smesso di rispondere a
telefonate, farsi vedere, ecc...

Saluti,
A.
elio
2007-10-18 10:44:09 UTC
Permalink
"***@_-" <***@tre.it> ha scritto nel messaggio
news:47168df8$0$4792>
Post by ***@_-
C'è anche da dire che una tragedia illustrata con parole prorpie è
"lunga" da ascoltare ma coinvolge più nel profondo e rende meglio
l'idea.
Quindi coinvolgimento "contro" l'attirare l'attenzione?
Post by ***@_-
Post by elio
Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?
Dal desiderio infantile di sostare all'apice dell'attenzione altrui;
poi diventa abitudine/metodo... duro a cambiare.
L'avevo pensato anch'io, questo. Desiderio d'attenzione dunque... un pò
ingenuo, forse
Post by ***@_-
Post by elio
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
Una semplificazione certamente: è nell'atteggiamento umano
"semplificare", meglio ancora: abbreviare.
L'italiano è una di quelle lingue con il maggior numero di vocaboli
rispetto alle altre, in particolare rispetto all'inglese. Lì invece
devi capire spesso le cose dai contesti.
Che si stessimo inglesizzando?
Ma al di la del sociologismo d'accatto, l'abbreviazione è un conto,
l'iperbole tutto un altro
Post by ***@_-
Vedi: io credo che aggettivi come "bello" e "brutto" dovrebbero
essere "bollati" come "da sfigati".
uhhh? :-O
Come potremmo apprezzare e dar valore agli aggettivi belli e ricercati,
se non li potessimo paragonare con quelli brutti o banali?
Post by ***@_-
Cosa c'entra l'abbreviazione con l'estremizzazione imho?
Dovevo spiegarlo prima, ma ormai son qui e lo faccio ora.
A mio modo di interpretare i fatti in esame: la parola "xkè" viene
La differenza fondamentale nelle due parole sta nel fatto che se
senza la "kappa" non si "estremizzerebbe" abbastanza l'assonanza per
rendere l'idea del suono "Khh!".
Alcuni linguisti stavano in effetti proponendo di differenziare le "c"
dure dalle altre adottando la "k" al loro posto...

Dobbiamo poi interpellare qualche psicolinguista?
BaT@_-
2007-10-18 17:55:29 UTC
Permalink
Post by elio
news:47168df8$0$4792>
Post by ***@_-
C'è anche da dire che una tragedia illustrata con parole prorpie è
"lunga" da ascoltare ma coinvolge più nel profondo e rende meglio l'idea.
Quindi coinvolgimento "contro" l'attirare l'attenzione?
In un certo senso...
Se da una parte c'è l'impulso di essere sempre "davanti", "i primi",
"_issimi e brevi";
...dall'altra potrebbe esservi un sistema di espressione che inizia con una
frase veloce e inconcludente al fine di catturare l'attenzione, seguita da
un "racconto" che "buca" la barrirera di "_issimo" trasformando gli uditori
in complici interessati (almeno un po').

Il grosso rischio è che se la cultura di base va scemando... ci ritroviamo
senza strumenti per poter avvalorare le parole nella mente di chi ascolta.
(mrglio sarebbe dire che chi ascolta non sarebbe attrezzato)
...E per "cultura" non intendo forzatamente quella delle scuole o università
(dove spesso si coltiva sintetismo e maria), piuttosto quella "inconscia" e
"bene accetta" che proviene dai film, dai libri, dalle riviste.

Mi è capitato di vedere il film "transformers" (imho, na cahata, come
direbbero in Toscana), un film "per giovani" nel quale l'espressione più
complessa è "complicato", oppure: "è un storia lunga". :-|
..mentre per esempio in "Matrix" o "Batman Begins" (film per tutti) si parla
di internet, new technology, filosofia, arte, religione, etc: in modo
(imho?) adeguato, "colto", forse addirittura "esagerato"; tanto da spingere
i giovanissimi (mia sorella, fidanzata, amici compresi) a ri_vederlo più
volte, per poter cogliere quelle "sfumature" che sfuggono perchè essendo
films moderni sono "colmi" e, se vogliamo, "concentrati": proprio per non
far "fuggire" l'attenzione del giovane moderno.

[...]
Post by elio
Post by ***@_-
Post by elio
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
Una semplificazione certamente: è nell'atteggiamento umano
"semplificare", meglio ancora: abbreviare.
L'italiano è una di quelle lingue con il maggior numero di vocaboli
rispetto alle altre, in particolare rispetto all'inglese. Lì invece devi
capire spesso le cose dai contesti.
Che si stessimo inglesizzando?
Ma al di la del sociologismo d'accatto, l'abbreviazione è un conto,
l'iperbole tutto un altro
L'inglese e l'italiano sono due lingue particolari se raffrontate.
Presentano caratteristiche opposte, ma culturalmente pare abbiano la stessa
efficienza nel parlato. IMHO, la differenza la fa il cervello di chi
ascolta: l'-italiano breve- è peggiore dell'inglese (breve di natura) perchè
comunica poco e susciterebbe poco nella mente altrui. L'inglese (meglio se
americano) comunica poco a livello di vocaboli, ma in modo "nativo": chi
ascolta sa interpretare in base ai toni e a piccole sfumature culturali e
"aggiunge" la parte mancante.

In americano possono urlarti autoritariamente "Freeze!" e sai che devi
bloccarti, alzare le mani lentamente e non tossire; in italiano devi
sentirti dire: "Fermo, mani in alto! Non fare movimenti bruschi!"
Post by elio
Post by ***@_-
Vedi: io credo che aggettivi come "bello" e "brutto" dovrebbero essere
"bollati" come "da sfigati".
uhhh? :-O
Come potremmo apprezzare e dar valore agli aggettivi belli e ricercati, se
non li potessimo paragonare con quelli brutti o banali?
Lo farei per "stimolare" la gente a usare altri vocaboli: così intanto li
coltiviamo/tramandiamo.

[...]
Post by elio
Post by ***@_-
A mio modo di interpretare i fatti in esame: la parola "xkè" viene usata
La differenza fondamentale nelle due parole sta nel fatto che se senza la
"kappa" non si "estremizzerebbe" abbastanza l'assonanza per rendere
l'idea del suono "Khh!".
Alcuni linguisti stavano in effetti proponendo di differenziare le "c"
dure dalle altre adottando la "k" al loro posto...
Dobbiamo poi interpellare qualche psicolinguista?
Forse non è indispensabile... ce la caviamo bene, ma un parere non
guasterebbe: l'importante è che sia "breve, conciso e poco teorico" :-D

Cia'!
Albert0
2007-10-20 13:34:24 UTC
Permalink
Post by elio
L'italiano è una di quelle lingue con il maggior numero di vocaboli
rispetto alle altre, in particolare rispetto all'inglese.
Il contrario: l'inglese ha un vocabolario grandissimo.
E' una lingua-spugna che ha assorbito , dopo la base germanica, latino
e francese.
Per esempio regale si può dire : kingly, regal, royal
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-20 09:39:26 UTC
Permalink
Post by elio
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?
...quel *le vere* mi lascia un po' perplesso...
E se fosse che per la persona sono "vere TRAGEDIE" e "veri MIRACOLI"?
Cioè, a me personalmente è capitato di credere una cosa fino al
momento di sperimentarne un'altra più "potente" e quindi cambiare
parametro di riferimento.

Solo perchè qualcun altro ha provato un'esperienza diversa dalla mia
non vuol dire la mia non sia valida, anzi, è la mia espeirenza ed è il
mio parametro.
Post by elio
Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
Penso di si.
Ma potrebbe anche essere che quella persona non ci ha pensato ed ormai
ci ha fatto l'abitudine, o per lo meno, una parte di essa.
Oppure per comodità non le serviva fare quella distinzione.

Bisogna vedere a cosa mi servono le parole e se l'ambiente circostante
mi permette un uso di quelle parole.

Io posso parlare latino, ma se intorno a me nessuno mi capisce, allora
non è utile; può essere che con il tempo l'uso del latino diventi una
abilità persa.
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
elio
2007-10-20 11:07:11 UTC
Permalink
"MrAlfa - Fernando Bellizzi" <***@alice.it> ha scritto nel
messaggio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
...quel *le vere* mi lascia un po' perplesso...
E se fosse che per la persona sono "vere TRAGEDIE" e "veri MIRACOLI"?
Allora vivrebbe tragedie e miracoli ogni 3-4 ore. Proprio perchè usa
quei vocaboli nel proprio sleng, appiattendo il suo linguaggio digitale
e affidandosi solo a quello analogico
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Post by elio
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
Ma potrebbe anche essere che quella persona non ci ha pensato ed ormai
ci ha fatto l'abitudine, o per lo meno, una parte di essa.
Beh, è implicito nel presupposto dell'uso "non consapevole".
Sul "non ci ha mai pensato", mi fa ricordare più una questione
d'ignoranza-povertà linguistica, che a un fattore psicologico, ma forse
mi sbaglio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Oppure per comodità non le serviva fare quella distinzione.
allora sarebbe un uso consapevole
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Bisogna vedere a cosa mi servono le parole e se l'ambiente
circostante
mi permette un uso di quelle parole.
parlavo di uso non consapevole...
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-20 17:19:44 UTC
Permalink
Post by elio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
E se fosse che per la persona sono "vere TRAGEDIE" e "veri MIRACOLI"?
Allora vivrebbe tragedie e miracoli ogni 3-4 ore. Proprio perchè usa
Beh, io ne ho conosciuata una così.
Qualsiasi problema era una tragedia! Miracoli nessuno, però...
Qualsiasi evento negativo (anche la pila del mouse che finiva) era o
TRAGEDIA o DISGRAZIA.
E TRAGEDIA o DISGRAZIA era anche venire a sapere del decesso di un
familiare di un cliente del posto dove lavorava.
L'espressione era proprio accompagnata da adeguata mimica con
agitazione annessa e connessa.
E' anche una persona molto ansiosa.
Post by elio
quei vocaboli nel proprio sleng, appiattendo il suo linguaggio digitale
e affidandosi solo a quello analogico
Difatti, è stata "educata" a smorzare i termini e le sono stati dati
parameri adeguati...
Post by elio
Beh, è implicito nel presupposto dell'uso "non consapevole".
Sul "non ci ha mai pensato", mi fa ricordare più una questione
d'ignoranza-povertà linguistica, che a un fattore psicologico, ma forse
mi sbaglio
Probabile, ma poi sappiamo che anche un comportamento cronicizzato poi
educa la psiche...
Post by elio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Oppure per comodità non le serviva fare quella distinzione.
allora sarebbe un uso consapevole
Difficile da dire se ciò a cui ci si abitua sia cosa consapevole
oppure no.
Io posso non essere consapevole che ci sia altro, per cui non mi serve
la distinzione e posso ritenere di stare bene così.
Post by elio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Bisogna vedere a cosa mi servono le parole e se l'ambiente
circostante
mi permette un uso di quelle parole.
parlavo di uso non consapevole...
...e posso non essere consapevole dell'influenza dell'ambiente? Se
tutti dicono parolacce nel mio ambiente anche io posso
inconsapevolemente iniziare a dire parolacce....
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
BaT@_-
2007-10-20 23:04:00 UTC
Permalink
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Post by elio
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?
...quel *le vere* mi lascia un po' perplesso...
E se fosse che per la persona sono "vere TRAGEDIE" e "veri MIRACOLI"?
Si trattarebbe di "casi", soggetti.
Credo che -elio- intendesse esporre i fatti generalmente connessi a un modo
di esprimersi "sempre al massimo": per cui sarebbe difficile poi comunicare
un concetto "realmente al massimo", perchè ci si troverebbe a usare le
stesse parole che poco prima definivano un paio di scarpe: "brutte da
morire". A un kilometro di distanza, viaggiando, sulla strada vedo un
incidente e lo definisco: "brutto da morire".
Sono, a mente relativamente sana, due concetti decisamente differenti, ma la
definizione è la stessa.
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Cioè, a me personalmente è capitato di credere una cosa fino al
momento di sperimentarne un'altra più "potente" e quindi cambiare
parametro di riferimento.
Solo perchè qualcun altro ha provato un'esperienza diversa dalla mia
non vuol dire la mia non sia valida, anzi, è la mia espeirenza ed è il
mio parametro.
[cut]

Certamente, Ma...
Mia sorella, la piccola, (oddio, fra poco prende la patente) tende a
spiegare con estremismo troppo spesso. Io le chiedo sempre: "Sei arrabbiata?
...veramente da strapparti i capelli o da voler uccidere?"; risposta: "..mm,
No!"; controrisposta: "Se parli sempre così, quando t'incazzi veramente: che
cosa dici? Come faccio io a capire, se non dal tono dela voce (modello
afro/americano) se è rabbia vera o questa specie di scena?"; constro_contro
risposta... Muta.


Cià!
elio
2007-10-21 09:40:49 UTC
Permalink
Post by ***@_-
Credo che -elio- intendesse esporre i fatti generalmente connessi a
un modo di esprimersi "sempre al massimo": per cui sarebbe difficile
poi comunicare un concetto "realmente al massimo", perchè ci si
troverebbe a usare le stesse parole che poco prima definivano un paio
Mi chiedevo anche che, se è comprensibile per un giovane che conosce
pochi vocaboli e che cerca attenzione usando quei termini, lo è un pò
meno per un adulto. Quando costui usa troppo spesso a sproposito le
estremizzazioni, cosa vorrà dire?

Le risposte sono state
1. lui vive davvero tutte le esperienze come estreme, pure per un
caffè, o per descrivere qualcosa o qualcuno.
2. esposizione del tipo esibizionista.
3. una banalizzazione e conseguente semplificazione verbale
4. desiderio d'attenzione
5. prosecuzione meccanica in età edulta dell'infantile desiderio
dell'attenzione altrui, diventata abitudine/metodo... duro a cambiare
6. voglia di primeggiare, anche usando il linguaggio, che ne è solo
l'effetto
Post by ***@_-
Mia sorella, la piccola, (oddio, fra poco prende la patente) tende a
spiegare con estremismo troppo spesso. Io le chiedo sempre: "Sei
arrabbiata? ...veramente da strapparti i capelli o da voler
uccidere?"; risposta: "..mm, No!"; controrisposta: "Se parli sempre
così, quando t'incazzi veramente: che cosa dici? Come faccio io a
capire, se non dal tono dela voce (modello afro/americano) se è
rabbia vera o questa specie di scena?"; constro_contro risposta...
Muta.
in quel caso è comprensibile. Io ci vedo un desiderio d'attenzione
attraverso il trucchetto dell'esagerazione verbale. Il frignare verbale
del bambino, insomma.
Ma quando ciò avviene pedissequamente in un adulto?
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-21 14:39:54 UTC
Permalink
Post by elio
Mi chiedevo anche che, se è comprensibile per un giovane che conosce
pochi vocaboli e che cerca attenzione usando quei termini, lo è un pò
meno per un adulto. Quando costui usa troppo spesso a sproposito le
estremizzazioni, cosa vorrà dire?
Che è una persona che estremizza, e basta.

Proprio ora leggevo un articolo su Pecoraro Scanio che viene definito
dal giornalista "una persona che parla in termini superlativi e
catatstrofici".

Ci sono un sacco di persone che estremizzano, ma qui andiamo nella
percezione soggettiva della realtà e nella valutazione personale.

Lo schizofrenico che sente le voci, le sente! Esistono e sono una
realtà, per lo schizofrenco.

Cosa succede nella testa della persona che va avanti a tragedie?

Come valuta un evento e cosa s'immagina siano le coseguenze?

Può essere che quella persona veda effettivamente una tragedia come
conseguenza di quel che è successo?

Dove sta scritto che in realtà quella mia amica che andava avanti a
Tragedie non s'immaginasse come conseguenza del suo errore il
licenziamento?

Quando salgo in macchina ed accendo il motore, a cosa penso? Di sicuro
non al fatto che tra 6000 anni per colpa di quel gesto il pianeta
terra morirà. Di fronte a questa conseguenza, è una TRAGEDIA usare la
macchina.
Post by elio
in quel caso è comprensibile. Io ci vedo un desiderio d'attenzione
attraverso il trucchetto dell'esagerazione verbale. Il frignare verbale
del bambino, insomma.
Ma per il bambino la fine del biberon è una tragedia.
Post by elio
Ma quando ciò avviene pedissequamente in un adulto?
Non lo so, ma se vuoi approfondiamo l'so del termine "pedissequamente"
e di cosa passa nella testa di chi lo usa al posto di "spesso",
"sempre" o "frequentemente" :))))))))))))))))))))))))))))))))))))
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
elio
2007-10-21 15:00:54 UTC
Permalink
"MrAlfa - Fernando Bellizzi" <***@alice.it> ha scritto nel
messaggio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Post by elio
in quel caso è comprensibile. Io ci vedo un desiderio d'attenzione
attraverso il trucchetto dell'esagerazione verbale. Il frignare verbale
del bambino, insomma.
Ma per il bambino la fine del biberon è una tragedia.
infatti...
ma non mi riferivo ai lattanti, e comunque, quando smette di frignare
dopo *un* secondo che lo distrai, allora capisci quando frigna
"apposta" da quando no
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Non lo so, ma se vuoi approfondiamo l'so del termine
"pedissequamente"
e di cosa passa nella testa di chi lo usa al posto di "spesso",
Serve per evitare di aggiungere a *spesso* la parola *costantemente*
nel tempo.
Sempre non sarebbe andata bene proprio perchè non capita...
"sempre"...!

Poi, può darsi che abbia usato il termine in modo "improprio".... ma mi
vedrò il vocabolario per aggiornarmi meglio... ;-)
elio
2007-10-21 15:11:41 UTC
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Post by elio
Serve per evitare di aggiungere a *spesso* la parola *costantemente*
nel tempo.
e aggiungerei pure "senza troppa fantasia" nell'eloquio... sempre
uguale, insomma
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-22 20:30:27 UTC
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Post by elio
ma non mi riferivo ai lattanti, e comunque, quando smette di frignare
dopo *un* secondo che lo distrai, allora capisci quando frigna
"apposta" da quando no
Però qui già fai una distinzione tra "chi ci è" e "chi ci fa", ma il
rischio c'è sempre e comunque nel comportamento che ci sia "chi fa x"
e "chi finge di fare X".
Post by elio
Serve per evitare di aggiungere a *spesso* la parola *costantemente*
nel tempo.
Sempre non sarebbe andata bene proprio perchè non capita...
"sempre"...!
Pignolo ed erudito più di me!!! :)))))))))))))))))))))))
Post by elio
Poi, può darsi che abbia usato il termine in modo "improprio".... ma mi
vedrò il vocabolario per aggiornarmi meglio... ;-)
Io personalmente non uso il termine "pedissequamente" [nè lo consocevo
così bene da arrivare alle distinzioni di cui sopra] nè ritengo di
frequentare persone per le quali il termine avrebbe quel significato.
Diciamo che non fa parte del mio vocabolario; forse è anche questo uno
dei motivi per cui si usano vocaboli "estremi".

Anche gli Americano usano spesso vocaboli estremi per cui durante la
conversazione non mancano i "fantastic" "georgeous" "wonderful" etc
etc.

Quanti sono poi quelli che dicono di essere "depressi" quando "triste"
potrebbe andare più che bene?
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-21 14:17:32 UTC
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Post by ***@_-
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
...quel *le vere* mi lascia un po' perplesso...
E se fosse che per la persona sono "vere TRAGEDIE" e "veri MIRACOLI"?
Credo che -elio- intendesse esporre i fatti generalmente connessi a un modo
di esprimersi "sempre al massimo": per cui sarebbe difficile poi comunicare
un concetto "realmente al massimo",
Ma è proprio questo il punto: se per queste persone effettivamente
ogni esperienza è il massimo?
E se per loro *realmente* siamo al massimo?
Post by ***@_-
perchè ci si troverebbe a usare le
stesse parole che poco prima definivano un paio di scarpe: "brutte da
morire". A un kilometro di distanza, viaggiando, sulla strada vedo un
incidente e lo definisco: "brutto da morire".
E dove sta scritto che queste persone non provino effettivamente la
stessa sensazione di fronte ai due eventi?
Che non provino la stessa emozione?

Ricordati che stiamo pur sempre parlando di valutazioni soggettive di
eventi.
Post by ***@_-
Sono, a mente relativamente sana, due concetti decisamente differenti, ma la
definizione è la stessa.
Io toglierei quel *mente sana* che presuppone che ci sia una *mente
insana*. Si tratta di valutazioni diverse di eventi.

Io posso ritenere una follia scalare l'Everest così come colui che
scala l'Everest può ritenere follia insana scrivere al pc, ad esempio.
Post by ***@_-
Mia sorella, la piccola, (oddio, fra poco prende la patente) tende a
spiegare con estremismo troppo spesso. Io le chiedo sempre: "Sei arrabbiata?
...veramente da strapparti i capelli o da voler uccidere?"; risposta: "..mm,
No!"; controrisposta: "Se parli sempre così, quando t'incazzi veramente: che
cosa dici? Come faccio io a capire, se non dal tono dela voce (modello
afro/americano) se è rabbia vera o questa specie di scena?"; constro_contro
risposta... Muta.
E, ma questo rappresenta effetivamente l'esempio di relativismo.
Tu puoi aver bisogno di fare quella distinzione proprio perchè le hai
sperimentate entrambe e in qualche modo le hai vissute.
Forse per tua sorella la massima espressione di rabbia che ha provato
è qualcosa che per te oggi è risibile o comunque non rappresenta la
soglia di arrabiatura.
Parliamo sempre e comunque di vissuti emotivi della persona e di
autovalutazioni personali.

Quello che per te è un'arrabiatura da voler uccidere per me potrebbe
non esserlo. E una situazione per la quale io ucciderei tu magari la
consideri stupida.

Mi viene in mente qualcosa come l'esperienza del gusto.
Ieri ho fatto una torta di mele e ci ho messa la cannella. Poca perchè
a mia moglie non piace molto.
Per me ne ho messa troppo poca che non si sente. La prima cosa che ha
detto mia moglie quando ha assaggiato la torta è stata: ma quanta
cannella ci hai messo?

Entrambi:
a) la cannella è presente (ha ragione lei)
b) ed è impercettibile (ho ragione io)

Dal punto di vista soggettivo individuale la nostra esperienza è reale
per ognuno di noi. Nè io posso far amare la cannella a mia moglie nè
lei può convincermi che c'è una quantità eccessiva di cannella.
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
elio
2007-10-21 14:48:35 UTC
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"MrAlfa - Fernando Bellizzi" <***@alice.it> ha scritto nel
messaggio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Ma è proprio questo il punto: se per queste persone effettivamente
ogni esperienza è il massimo?
E se per loro *realmente* siamo al massimo?
significherebbe che non percepiscono le *scale d'intensità* dei colori
delle esperienze ed emozioni, e ad esse, i vocaboli legati.
Sempre che ciò sia un atteggiamento generale, e non legato alla
cannella o a una percezione/non percezione specifica.
Se in un bimbo è comprensibile (deve ancora sperimentare le
differenze), lo è meno per un adulto, a meno che le spiegazioni siano
anche altre
BaT@_-
2007-10-21 18:14:39 UTC
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Post by elio
messaggio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Ma è proprio questo il punto: se per queste persone effettivamente
ogni esperienza è il massimo?
E se per loro *realmente* siamo al massimo?
significherebbe che non percepiscono le *scale d'intensità* dei colori
delle esperienze ed emozioni, e ad esse, i vocaboli legati.
Sempre che ciò sia un atteggiamento generale, e non legato alla
cannella o a una percezione/non percezione specifica.
Se in un bimbo è comprensibile (deve ancora sperimentare le
differenze), lo è meno per un adulto, a meno che le spiegazioni siano
anche altre
Esatto. E già che ci sono, di fronte a qusta potenzialissima ipotesi, mi
vien da scrivere: ben vengano le esperienze traumetiche.

Mi son rotto le scatole si "sentire", in tutti i sensi, le persone che
esprimono "orrore da morire" di fronte a un paio di scarpe. Non lo accetto.

Tra l'altro Fernando mi ha fatto riflettere indirettamente sul mio modo di
esprimermi, che spesso risulta eccessivamente "grave" ...anche se da me non
me lo aspetterei.
Ho trovato un motivo: se non esagerassi, credo che molti non capirebbero.
Creado anche che non capiscono nemmeno di fronte a un'esagerazione...

ma se nella vita di un mio interlocutore, il massimo dell'orrore sarebbe un
paio di pantaloni arancio fosforescenti: allora è a quel livello che lo devo
portare per ottenere il sentimento che relativamente coicide con l'orrore
che vado comunicando.


Saluti Vulcaniani
elio
2007-10-21 18:42:51 UTC
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Post by ***@_-
Esatto. E già che ci sono, di fronte a qusta potenzialissima ipotesi,
mi vien da scrivere: ben vengano le esperienze traumetiche.
??? in che senso?
Post by ***@_-
Ho trovato un motivo: se non esagerassi, credo che molti non
capirebbero. Creado anche che non capiscono nemmeno di fronte a
un'esagerazione...
vabè.. ma tu lo fai in modo strumentale, apposta per farti capire. Il
che significa che gli estremisti sarebbero riusciti a tirarsi dietro i
moderati nel modus comunicandi normale... sob. Per chi invece è
estremista in generale senza farlo apposta, è diverso. Sta lì il
problema.
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-22 20:30:27 UTC
Permalink
Post by elio
Post by ***@_-
Esatto. E già che ci sono, di fronte a qusta potenzialissima ipotesi,
mi vien da scrivere: ben vengano le esperienze traumetiche.
??? in che senso?
Credo intenda dire che aumentano la soglia e danno un parametro...
Il "tacco rotto" è una tragedia fintanto che non t'hanno amputato un
piede... solo allora "piede amputato=tragedia" e "tacco
rotto=cazzata"... :)))))))

Un po' drastico il nostro ***@t....
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
BaT@_-
2007-10-22 21:05:57 UTC
Permalink
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Post by elio
Post by ***@_-
Esatto. E già che ci sono, di fronte a qusta potenzialissima ipotesi,
mi vien da scrivere: ben vengano le esperienze traumetiche.
??? in che senso?
Credo intenda dire che aumentano la soglia e danno un parametro...
Il "tacco rotto" è una tragedia fintanto che non t'hanno amputato un
piede... solo allora "piede amputato=tragedia" e "tacco
rotto=cazzata"... :)))))))
Gasp! Giusto! :-)

Ovviamente non auguro disgrazie a nessuno, ma una "botta di vita", se deve
servire da lezione per non avere una "botta di morte"...
InZomma: "non tutto il male vien per nuocere": era banale.

Si tratta un po' anche di quanto andavo scrivendo nel thread della
considerazione/contrapposizione: se non si hanno punti di riferimento
emozionali per interpretare/comunicare il livello di gravità dei vari
fatti... e se non si ereditano a livello culturale... a un "mantenuto"
(economicamente e moralmente) nella vita del quale c'è sempre qualcuno a
prendersi le responsabilità al posto suo....
...Che andiamo pretendendo? Che legga libri e s'informi della crudele
realtà?

Ormai si vive talmente tanto nell' "iper_realtà" che nemmeno a vedere le
foto di una tragedia ci crederebbe. Crendendo di crederci: è possibile che
non provi alcuna emozione; a meno che i protegonisti della foto non siano i
suoi cari.

Ci sono vari livelli di "assorbimento" (elaborazione) di un fatto. Sembra
che alcuni nascano con l'impermeabile; ...poi gli nasce un figlio
prematuramente e si trasformano in paladini della prenatalità.

Nei prossimi giorni tenterò di promuovere la raccolta di fondi per la
ricerca sul cancro, anche se non ho parenti morti di questa malattia.

Suona strano se vi dico che collaborano molto di più quelli con esperienze
dolorose alle spalle o che... semplicemente fumano? :-|


Ri_gasp!



Cia'!
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-26 15:15:17 UTC
Permalink
Post by ***@_-
Ormai si vive talmente tanto nell' "iper_realtà" che nemmeno a vedere le
Su questo non saprei.
Cioè, l'iper realtà è data dall'iper esposizione ai fatti che viene
data dai media e dalle informazioni disponibili.
CIoè, gli estremi è più facile che vengano conosciuti e che si vengano
a sapere.
Questo ha i suoi pro ed i suoi contro.
Post by ***@_-
foto di una tragedia ci crederebbe. Crendendo di crederci: è possibile che
non provi alcuna emozione; a meno che i protegonisti della foto non siano i
suoi cari.
Il fatto pare sia legato a come funziona il cervello: se il cervello
va per immagini, vedere un'immagine o vedere la realtà provoca la
stessa reazione nel cervello; altrimenti non si spiegherebbe come mai
la gente prova emozioni al cinema o di fronte ai racconti.
Post by ***@_-
Suona strano se vi dico che collaborano molto di più quelli con esperienze
dolorose alle spalle o che... semplicemente fumano? :-|
NOn suona strano. E' una "realtà" vissuta per loro; per altri è una
realtà raccontata che potrebbe essere strumentalizzata per spillare
soldi; per altri potrebbe essere una forma di negazione della paura
del cancro per cui non dono per non dare "concretezza" alla cosa.
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-22 20:30:27 UTC
Permalink
Post by ***@_-
Esatto. E già che ci sono, di fronte a qusta potenzialissima ipotesi, mi
vien da scrivere: ben vengano le esperienze traumetiche.
Aspetta... fermete! :)))))))))))
Ridimensionati!!! :))))))))))
Questa iperbole comportamentale è simile all'iperbole linguistica di
cui in oggetto.

[IRONICO]
Sono perfettamente d'accordo con te. Andiamo in giro a violentare le
donne così potranno adeguatamente parametrare la violenza sessuale e
capire che una manata sul sedere e diverso da uno stupro! [\IRONICO]
Post by ***@_-
Mi son rotto le scatole si "sentire", in tutti i sensi, le persone che
esprimono "orrore da morire" di fronte a un paio di scarpe. Non lo accetto.
Sono parametri diversi. L'individualità di ciascuno porta ad avere
propri parametri. E l'esperienza di ciascuno modella la percezione del
mondo. Ed ogni esperienza è valida fintanto che non c'è il confronto
con l'altro. Ma l'altro deve portare qualcosa che sia per me
comprensibile, altrimenti non c'è comunicazione e possibilità di
scambio.

Io che riesco a sostituire una presa senza restare fulminato è gran
cosa, per me. Il cugino elettricista dipendente dell'Enel ride sotto i
baffi del mio successo, dato che lui riesce a collegare due tralicci
senza restare fulminato.

Probabilmente proviamo la stessa "emozione" e "sensazione" di fronte a
due eventi completamente diversi ma reali per entrambi.

Attenzione a non disconfermare l'esperienza altrui. Quella è reale.
Se sono psicotico ed ho allucinazioni, per me quella è la realtà.
Sono gli altri che mi definiscono "psicotico"; non io.
Post by ***@_-
Tra l'altro Fernando mi ha fatto riflettere indirettamente sul mio modo di
esprimermi, che spesso risulta eccessivamente "grave" ...anche se da me non
me lo aspetterei.
Molto spesso è questione di attenzione. Si prende una piega perchè non
ci si accorge di star prendendo quella piega. Sono tanti i fattori.
Post by ***@_-
Ho trovato un motivo: se non esagerassi, credo che molti non capirebbero.
Creado anche che non capiscono nemmeno di fronte a un'esagerazione...
E qui però il discorso è di "parlare la stessa lingua", di condividere
lo stesso codice.
Post by ***@_-
ma se nella vita di un mio interlocutore, il massimo dell'orrore sarebbe un
paio di pantaloni arancio fosforescenti: allora è a quel livello che lo devo
portare per ottenere il sentimento che relativamente coicide con l'orrore
che vado comunicando.
Credo proprio che le cose stiano così.
Io non posso uscire da me stesso nè posso disconfermare a priori
l'esperienza altrui.

Parlando con un collega lui era tanto orgoglioso dall'aver imparato a
gestire il paziente che "scoppia in lacrime" ed a modo di sfida voleva
testare se io fossi "bravo quanto lui". Prutroppo è cascato male, dato
che lavorando con pazienti in lutto, per me, l'evento eccezionale non
è il paziente che "scoppia in lacrime", ma l'opposto, cioè quello che
"non scoppia in lacrime".


--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
BaT@_-
2007-10-22 21:30:35 UTC
Permalink
[...]
[IRONICO] [...] \IRONICO]
ROFTL!
Post by ***@_-
Mi son rotto le scatole si "sentire", in tutti i sensi, le persone che
esprimono "orrore da morire" di fronte a un paio di scarpe. Non lo accetto.
Sono parametri diversi. L'individualità di ciascuno porta ad avere
propri parametri. E l'esperienza di ciascuno modella la percezione del
mondo. Ed ogni esperienza è valida fintanto che non c'è il confronto
con l'altro. Ma l'altro deve portare qualcosa che sia per me
comprensibile, altrimenti non c'è comunicazione e possibilità di
scambio.
Già, ma io amo la potenzialità! ...del teatro(e simili) e dei grandi
narratori. Oggi si riverserebbe nei film, anche improbabili film!
IMHO, Un grande narratore è stato certamente Vittorio Gassman: da piccolo
provavo paura, brividi e gioia nell'ascoltarlo... eppure il mio bagaglio
emozionale era "ridotto".

Oggi "uno su mille ce la fa" (cit.); eppure ci sono film, sceneggiatori,
scrittori, musicisti, registi e attori che, se messi assieme, creano
qualcosa che *forse* riesce a prendere quel poco di "istinto comune"
residente nelle piccole esperienze della gente, per portarle oltre la loro
percezione; anche attraverso percorsi "banali"!

IMHO(?) questo si dimostra quando un film è criticatissimo dai critici e
amatissimo dalla gente e viceversa o, perchè no, amato da entrambi.

Un "improbabile narratore" è oggi Clint Eastwood: non scherzo! Nello stile
dei suoi film, oltre all'egocentrismo, c'è poca sinfonia e sentimentalismo,
apparentemente; perchè con dei fatti "banali" è riuscito a portare le
persone ad immaginare (almeno per chi è stato attento) la sofferenza, la
bontà d'animo, l'onore, "depurati" da tutti i comuni sentimentalismi
preconfezionati.
Mi riferisco in particolar modo a "Million dollar Baby"
Io che riesco a sostituire una presa senza restare fulminato è gran
cosa, per me. Il cugino elettricista dipendente dell'Enel ride sotto i
baffi del mio successo, dato che lui riesce a collegare due tralicci
senza restare fulminato.
Probabilmente proviamo la stessa "emozione" e "sensazione" di fronte a
due eventi completamente diversi ma reali per entrambi.
E' vero, ma come dire.. sono certo che c'è un po' di Clint Eastwood in tutti
noi
:-D per cui, magari in modo "nativo", potenzialmente siamo più "bravi" a
proiettare le emozioni e i sentimenti rispetto ciò che dimostra la bionda
col tacco rotto.
Attenzione a non disconfermare l'esperienza altrui. Quella è reale.
Non ci tengo più: ho passato quella fase: la fase in cui dovrei metter al
corrente il mondo che esisto e che "ne so". Ora, a volte, non disconfermo
nemmeno se rischiesto: ascolto e imparo da chi anche ne saprebbe meno di me:
se non imparo da loro, imparo da me interpretando.

[cut]
Post by ***@_-
ma se nella vita di un mio interlocutore, il massimo dell'orrore sarebbe un
paio di pantaloni arancio fosforescenti: allora è a quel livello che lo devo
portare per ottenere il sentimento che relativamente coicide con l'orrore
che vado comunicando.
Credo proprio che le cose stiano così.
Io non posso uscire da me stesso nè posso disconfermare a priori
l'esperienza altrui.
Parlando con un collega lui era tanto orgoglioso dall'aver imparato a
gestire il paziente che "scoppia in lacrime" ed a modo di sfida voleva
testare se io fossi "bravo quanto lui". Prutroppo è cascato male, dato
che lavorando con pazienti in lutto, per me, l'evento eccezionale non
è il paziente che "scoppia in lacrime", ma l'opposto, cioè quello che
"non scoppia in lacrime".
Non sai come ti capisco.... (in altri campi)


Ciao!
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-26 15:15:17 UTC
Permalink
Post by ***@_-
Già, ma io amo la potenzialità! ...del teatro(e simili) e dei grandi
narratori. Oggi si riverserebbe nei film, anche improbabili film!
IMHO, Un grande narratore è stato certamente Vittorio Gassman: da piccolo
provavo paura, brividi e gioia nell'ascoltarlo... eppure il mio bagaglio
emozionale era "ridotto".
Perchè le parole evocano immagini nel cervello, ed il cervello vive
d'immagini, sia quelle sensoriali, sia quelle evocative, che possono
non venir distinte.

--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-22 20:30:27 UTC
Permalink
Post by elio
significherebbe che non percepiscono le *scale d'intensità* dei colori
delle esperienze ed emozioni, e ad esse, i vocaboli legati.
Sempre che abbiano una competenza linguistica tale da poter percepire
le differenze.
Questa mi pare sia una vecchia questione linguistica. L'esempio
classico è quello della neve, laddove un eschimese percepisce 30
diversi tipi di fiocchi di neve mentre un non eschimese vede "un
fiocco di neve".
Post by elio
Sempre che ciò sia un atteggiamento generale, e non legato alla
cannella o a una percezione/non percezione specifica.
Le parole modellano la percezione? Probabile. Infatti la PNL parte
proprio dal principio che utilizzi un set di parole per uno specifico
motivo e se ti educo ad usare altre parole, cambio anche la tua
percezione del problema.
Se ti sostituisco la "montagna impossibile da scalare" con la
"montagna difficile da scalare" ecco che ho cambiato la tua percezione
del mondo... anche se la montagna è rimasta la stessa! :)
Post by elio
Se in un bimbo è comprensibile (deve ancora sperimentare le
differenze), lo è meno per un adulto, a meno che le spiegazioni siano
anche altre
Domanda: ma serve all'adulto percepire le differenze?
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
elio
2007-10-23 00:29:18 UTC
Permalink
"MrAlfa - Fernando Bellizzi" <***@alice.it> ha scritto nel
messaggio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Le parole modellano la percezione? Probabile. Infatti la PNL parte
proprio dal principio che utilizzi un set di parole per uno specifico
motivo e se ti educo ad usare altre parole, cambio anche la tua
percezione del problema.
L'esempio di scuola è quello che là dove l'ufficio reclami è stato
rinominato in "ufficio soddisfazione della clientela" (rimanendo
proprio uguale uguale a prima, eh?) sono diminuiti sia i reclami che la
loro intensità. Clienti presi allegramente per il sedere senza darlo a
vedere in modo troppo palese.
Qualcuno la chiama valenza condizionante delle parole, e serve pure con
il nostro dialogo interno
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Post by elio
Se in un bimbo è comprensibile (deve ancora sperimentare le
differenze), lo è meno per un adulto, a meno che le spiegazioni siano
anche altre
Domanda: ma serve all'adulto percepire le differenze?
Si. Se no, non distingueresti uno spuntì, da un patè di tonno, come mio
nipote.

Tutta sta roba mi fa ricordare delle banali *distorsioni cognitive*,
senza tirare necessariamente fuori la PNL.

Il pensiero polarizzato si porta dietro per forza un linguaggio
polarizzato, o le cose possono essere disgiunte?



Se le estremizzazioni servono per ridurre l'incertezza (si ha la
certezza che l'ipotesi vera sia una delle due, l'impatto sarebbe meno
traumatico, perché era prevista). L'imprevisto costringerebbe a
riflettere sul proprio punto di vista ed eventualmente a rinunciarvi
per esplorare soluzioni nuove. Troppa fatica... uff

Anche il catastrofismo è spesso legato dall'ansia legato, alla paura di
essere dominati, svalutati, rifiutati dall'altro.

Non si sa fronteggiare la situazione, - "farò una figura da sciocco",
"non saprò cosa dire", - e pure questo porta a polarizzazioni
linguistiche.



Fra le strategie di trasformazione dei pensieri negativi infatti uno
schema spesso suggerito è proprio quello di mutare le certezze in
*possibilità* che accada qualcosa (pure più realistico), poi
*riconoscerne la valenza negativa*, poi *provarli realisticamente
analizzandoli criticamente*, e infine *cambiarne pertanto la
interpretazione* rifacendolo spesso meccanicamente.



D'accordo, ma io mi ponevo il problema di chi non so se distorce
cognitivamente...
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-26 15:15:17 UTC
Permalink
Post by elio
loro intensità. Clienti presi allegramente per il sedere senza darlo a
vedere in modo troppo palese.
Non penso sia una questione di presa per il sedere.
Creaa che sia legato alle immagini evocate dalle parole, quindi dalla
suggestione di ciascuno.
Se c'è un ufficio reclami, vuol dire che c'è qualcosa di cui
reclamare, e l'ufficio reclami ecova appunto un reclamo e quindi un
disservizio.
Per me non è diverso dal fare sale operatorie verdi e blu perchè il
contrasto del rosso è meno forte, e quindi meno shockante.
Se il sangue rosso impressiona di più sul bianco e di meno sul verde,
il mio obiettivo è "impressionare" di meno il personale in sala
operatoria. Forse lo sto prendendo per il sedere? O sto solo
utilizzando un meccanismo naturale.
Daltronde le garze sono bianche proprio perchè deve risaltare subito
se c'è una perdita di sangue o meno.
Post by elio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Domanda: ma serve all'adulto percepire le differenze?
Si. Se no, non distingueresti uno spuntì, da un patè di tonno, come mio
nipote.
Ti ripeto la domanda: serve a tutti gli adulti saper distinguere uno
spuntì da un patè di tonno?
Post by elio
Se le estremizzazioni servono per ridurre l'incertezza (si ha la
certezza che l'ipotesi vera sia una delle due, l'impatto sarebbe meno
L'estremizzazione potrebbe anche servire per dimostare di star vivendo
una vita al massimo, o per raccontarsi di star vivendo qualcosa che
altri non vivono al tuo stesso livello.
Daltronde esistono anche gli estremi agiti che non sono diversi dagli
estremi "parlati": andare a 300 km\h in autostrada è un estremo.
"farlo strano" è un estremizzazione del "farlo normale".
Post by elio
Non si sa fronteggiare la situazione, - "farò una figura da sciocco",
"non saprò cosa dire", - e pure questo porta a polarizzazioni
linguistiche.
Daltronde un certo libro dice che "In principio era il Verbo.." e mi
pare che la creazione inizia con la parola dato che Dio dice e poi
crea...
Post by elio
D'accordo, ma io mi ponevo il problema di chi non so se distorce
cognitivamente...
In quel caso mi vien da dirti che forse alla base c'è la noia, per
cui si amplifica ciò che in realtà è noioso... o forse la fantasia,
per cui, nel gioco, due sassolini simbolicamente diventano due
"altro".
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
elio
2007-10-26 23:22:11 UTC
Permalink
"MrAlfa - Fernando Bellizzi" <***@alice.it> ha scritto nel
messaggio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Non penso sia una questione di presa per il sedere.
Creaa che sia legato alle immagini evocate dalle parole, quindi dalla
suggestione di ciascuno.
presa per il sedere, senza interpretazioni letterali...
In sostanza si da lo stesso servizio di prima (negativo), ma a parole
diverse. Questo conferma la potenza condizionante delle parole. Se non
avessero MAI messo prima la scritta "reclami" allora sarebbe già un pò
diverso
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Per me non è diverso dal fare sale operatorie verdi e blu perchè il
contrasto del rosso è meno forte, e quindi meno shockante.
Questo non usa le parole, la potenza condizionante è affidata ai
colori, e la chiarezza-consapevolezza del messaggio è molto minore.
Sarebbe diverso dove avessero cambiato "sala apertura della pelle delle
persone, con sversamenti di sangue a fini di interventi di chirurgia"
in "sala medicina d'intervento". E' tutta un'altra cosa.
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Ti ripeto la domanda: serve a tutti gli adulti saper distinguere uno
spuntì da un patè di tonno?
si. come ogni altra esigenza umana di distinguere fra le cose, e dar
loro nuovi sensi, come stiamo anche noi discutendo qui, per dimostrare
che *così* è diverso o inutile da *cosà*. Lo stesso mio nipote non ha
nessuna esigenza di disquisire su queste differenze come stiamo facendo
noi qui.
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Post by elio
Se le estremizzazioni servono per ridurre l'incertezza (si ha la
certezza che l'ipotesi vera sia una delle due, l'impatto sarebbe meno
L'estremizzazione potrebbe anche servire per dimostrare di star
vivendo
una vita al massimo, o per raccontarsi di star vivendo qualcosa che
altri non vivono al tuo stesso livello.
il meccanismo psicologico che sta alla base giustificativa delle
estremizzazioni/polarizzazioni dei pensieri, da quello che so è questo.
La polarizzazione dei comportamenti è già diversa. E' più oneroso
distinguere tra una scala di 10 situazioni diverse che tra due
soltanto. E' una questione di risparmio energetico di un pensiero, che
semplificando, tranquillizza.
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
D'altronde esistono anche gli estremi agiti che non sono diversi
dagli
estremi "parlati": andare a 300 km\h in autostrada è un estremo.
"farlo strano" è un estremizzazione del "farlo normale".
Qui c'è un dispendio energetico maggiore, e pertanto le motivazioni
sono più complesse

Fernà, metti una u nella sign!
:-)
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-10-30 05:24:11 UTC
Permalink
Post by elio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Per me non è diverso dal fare sale operatorie verdi e blu perchè il
contrasto del rosso è meno forte, e quindi meno shockante.
Questo non usa le parole, la potenza condizionante è affidata ai
colori, e la chiarezza-consapevolezza del messaggio è molto minore.
Ma sempre codifica nel cervello c'è... tutto nel cervello va a finire.
Post by elio
si. come ogni altra esigenza umana di distinguere fra le cose, e dar
loro nuovi sensi, come stiamo anche noi discutendo qui, per dimostrare
che *così* è diverso o inutile da *cosà*.
Ma un conto è il meccanismo generale, ed un conto è l'applicazione
specifica.
Io posso avere l'esigenza di distinguere le cose [meccanismo]
applicata nel campo della psicologia [specifico] ma può non esserlo
necessario nella nautica [specifico].
Un'individuo che applica in uno ""specifico diverso" il meccanismo
generale, comunque lo applica, non è detto che ne sia carente.
Poi avrà le sue ragioni se non ci ha pensato ad applicare lo stesso
meccanismo anche in quello "specifico".
Post by elio
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
estremi "parlati": andare a 300 km\h in autostrada è un estremo.
"farlo strano" è un estremizzazione del "farlo normale".
Qui c'è un dispendio energetico maggiore, e pertanto le motivazioni
sono più complesse
Questo del dispendio energetico è interessante, ma non sono sicuro che
si ragioni in questi termini. Anzi, sembra proprio che "l'economicità
della scelta" sia qualcosa di molto discutibile secondo gli studi di
Kanheman... anzi, sembra proprio che non sempre riusciamo a fare la
scelta economicamente più vantaggiosa.
Post by elio
Fernà, metti una u nella sign!
Non ho capto. SIccome richiede sforzo capire, preferisco me lo dica
tu! :)
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
elio
2007-10-30 14:37:40 UTC
Permalink
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
Post by elio
Fernà, metti una u nella sign!
Non ho capto. SIccome richiede sforzo capire, preferisco me lo dica
tu! :)
All'interno della recente aggiunta-modifica alla tua ultima signature,
metti una lettera *u* dopo la parola *far*
ciaooo
;-)
Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
"Difficile non è sapere, ma saper far so di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
MrAlfa - Fernando Bellizzi
2007-11-01 19:53:26 UTC
Permalink
Post by elio
All'interno della recente aggiunta-modifica alla tua ultima signature,
metti una lettera *u* dopo la parola *far*
simpatica questa cosa.... l'ho letta e riletta e non avevo notato
l'omissione e proprio non capivo... mah...
Grazie!!! :)
--
Fernando Bellizzi
"Nulla è vero o falso, ma è il pensarlo che lo rende tale" [Sheakespeare]
"L'uomo dice che il tempo passa; il tempo dice che l'uomo passa"
"Difficile non è sapere, ma saper far uso di quello che si sa" [Han Fei Tzu]
elio
2007-11-02 01:37:15 UTC
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Post by MrAlfa - Fernando Bellizzi
simpatica questa cosa.... l'ho letta e riletta e non avevo notato
l'omissione e proprio non capivo... mah...
Grazie!!! :)
Prego!!! Gli amici compagni di *psi*, servono anche a questo, no? ;-)
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