elio
2007-10-17 14:23:57 UTC
L'uso estremo che da tempo si fa delle parole, spesso rimanda a
linguaggi giovanilistici o populisti, per rendere più forti alcuni
concetti. Il classico *miiiiiiitico* (giovanilistico), oppure
l'accusa di *comunista* (propagandistico), o il semplice e comune
*terrorizzante*, fanno parte del linguaggio di tutti noi. Al di là
dell'uso a sproposito di certi termini, e quindi di mancanza di
pertinenza rispetto all'entità reale anche di ciò che si vuole dire
realmente, c'è un aspetto psicologico che sottende quest'uso un pò
troppo frequente.
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?
Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...
linguaggi giovanilistici o populisti, per rendere più forti alcuni
concetti. Il classico *miiiiiiitico* (giovanilistico), oppure
l'accusa di *comunista* (propagandistico), o il semplice e comune
*terrorizzante*, fanno parte del linguaggio di tutti noi. Al di là
dell'uso a sproposito di certi termini, e quindi di mancanza di
pertinenza rispetto all'entità reale anche di ciò che si vuole dire
realmente, c'è un aspetto psicologico che sottende quest'uso un pò
troppo frequente.
Al di là delle iperboli, se queste vengono usate "troppo spesso" e a
sproposito, che vocaboli ci restano per descrive le vere *TRAGEDIE* o i
veri *MIRACOLI*?
Da cosa può dipendere quando l'uso *non è intenzionale* ( e raro, come
quando si sottolinea con efficacia ) ma connaturato ormai al modo di
esprimersi di qualcuno?
Una povertà lessicale e d'articolazione dei pensieri e concetti? Una
semplificazione? ...